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attualità
Festa dei lavoratori, ma dove sono?
Patrizia Reso
Non volevo scrivere, anche se da giorni pensavo certe cose. Precisamente dal 25 aprile, Festa della Liberazione. L’occasione mi è stata offerta involontariamente dagli amici. Stamattina mi sono giunti diversi whatsapp: buon primo maggio, semplice e lineare; poi una foto di  Enrico Berlinguer a braccetto con degli operai e seguito da altri, molti altri, qui mi è venuto un po’ di magone; ho ricevuto anche un’immagine di un bel cesto di fiori con gli auguri; poi diverse immagini taroccate del Quarto Stato, compresa quella di un Berlusconi, in primo piano, che se la dà a gambe levate all’approssimarsi del “quarto stato”; non è mancato un buon primo maggio in ricordo di Portella della Ginestra… Insomma mi sono sentita letteralmente tirare per la giacchetta.
Primo Maggio, festa istituzionale e internazionale del lavoro, definita dalla legge n. 260/1949 presentata da Alcide De Gasperi. In Italia infatti  la festa dei lavoratori si tiene il primo maggio dal 1891, ma fu  soppressa dal fascismo e poi ripristinata nel 1945, con la Liberazione.
Trova le sue origini nei movimenti operai che si andarono manifestando alla fine dell’800, che rivendicavano aspetti più umani nel lavoro  e meno schiavisti, dato che le paghe erano irrisorie rispetto alle ore lavorative, che sfioravano anche la quattordici ore quotidiane.
Già allora vi era un popolo affamato di giustizie sociali e retributive. Un popolo che credeva in se stesso, nella propria forza e che aveva deciso di camminare  con la testa dritta, e non a carponi di fronte alle ingiustizie perpetuate dai padroni. Giusto per ricordare: chi oggi si sognerebbe di partecipare alla costruzione di un grattacielo senza le minime misure di sicurezza? Ebbene allora gli operai camminavano con strumenti in mano, caldarelle, assi di legno, laterizi, impunemente a 70, 100 metri d’altezza sugli scheletri dei palazzi.
Forse a queste scene non assistiamo più, anche se non tutte le imprese rispettano le misure di sicurezza, altrimenti non si spiegherebbero ancora tante morti bianche che si registrano ogni anno.
Ma questa dove vuole arrivare? Le ingiustizie imperversano, nonostante sia trascorso oltre un secolo da allora. Sono oggi in molti a lavorare per 2-3 euro l’ora, e non mi riferisco solo agli immigrati schiavi del caporalato, ma agli italiani che ormai accettano di tutto pur di preservarsi dignitosi ai propri occhi. E’ sufficiente fare un giro per le numerose piccole imprese nel territorio, di tipo artigianale e familiare, senza una grossa programmazione di commesse e senza alcuna intenzione di investire in macchinari più qualificati.
Sono ancora tante le persone che lavorano in nero, d’altronde lo preferiscono perché così possono continuare ad accedere alle agevolazioni fiscali previste da un Isee, indicatore di situazione economica equivalente, ai limiti della sopravvivenza.
Sono ancora tante le persone che firmano falsi contratti di lavoro, che prevedono ad esempio il part time e relativa paga, ma in effetti sono costrette al full time per la stessa retribuzione. Sono tantissime le professionalità sfruttate negli specifici settori: ragazzi laureati, a volte plurilaureati, costretti ad un praticantato senza fine! Ed anche, senza alcun rimborso spese, arrivano a trent’anni senza un contratto ma con tanti master con cui riempire i curricula.
Tanti i convegni che si organizzano, tante le iniziative che si intraprendono; molti i falsi problemi, come quello degli immigrati, a fronte dei veri problemi volutamente ignorati e  scientemente sviati, come quello dell’emigrazione giovanile, che unita alla denatalità, sta rendendo questa nazione sempre più vecchia e improduttiva. E’ ovvio che arrivati a 65 anni non si può ancora andare in pensione e ai trentenni non resta altro che darsi alla politica per vivere.
La riforma del lavoro si è rivelata essere un fallimento, ma ciò che importa in Italia è che si svolgano la primarie e che ci sia un’affluenza di quasi due milioni di persone: questa sì che è una vittoria! Peccato che l’abbiano fatta coincidere con la festa dei fu lavoratori.

Panorama Tirreno, 1° maggio 2017