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Ricordo dei giornalisti che non ci sono più
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Le Firme che ci hanno lasciato: dalle loro penne
il fedele racconto della società cavese

La storia del nostro giornale inizia mentre si avviano al tramonto quelle delle 3 testate cittadine che avevano accompagnato la vita dei cavesi dal dopoguerra: dal 1947 Il Castello di Mimì Apicella (fondato insieme a Mauro Di Mauro), dal 1962 Il Pungolo di Filippo D’Ursi e dal 1965 Il Lavoro Tirreno di Lucio Barone. Tre giorni dopo l’incontro di presentazione della nuova testata voluta da Biagio Angrisani e Enrico Passaro, il 1° gennaio 1991 muore Filippo D’Ursi, nel 1996 ci lascia Mimì Apicella, nel 2005 è la volta di Lucio Barone. Con il ricordo delle tre testate storiche della nostra città ci piace ricordare i loro tre direttori che tanti giovani cavesi hanno avviato al giornalismo. Qualcuno è diventato un bravo professionista e una firma significativa della carta stampata nazionale, qualcun altro ha esercitato con la serietà e la professionalità appresa dai suoi maestri la passione per la cronaca vissuta come un hobby o un secondo lavoro, ma sempre tenendo alta la qualità dell’informazione in città.
Di Apicella, D’Ursi e Barone abbiamo parlato spesso e a lungo sulle nostre pagine. Chi volesse rileggere un ricordo di loro può andare a cliccare sui link che riportiamo nel riquadro a parte. Il sito di Panorama Tirreno custodisce gelosamente la memoria di questi personaggi. Il giornalismo cavese ha trovato in questi 25 anni una propria associazione, “Cava-Costa d’Amalfi”, non a caso intitolata a Lucio Barone che tanto si era prodigato in vita per crearla. Ma, ahimé, ha perso altri grandi firme cittadine che in questa pagina abbiamo il dovere di ricordare:
Raffaele Senatore, corrispondente de “Il Tempo” e della “Gazzetta dello Sport”, direttore di numerose testate locali, fra cui “Cava news”, periodico degli Sbandieratori Città de La Cava, nonché autore di libri di storia cittadina.
Angelo Canora, per decenni corrispondente del Corriere dello Sport-Stadio, aveva seguito e raccontato con equilibrio e sobrietà le sorti della squadra di calcio metelliana.
Rossella Lambiase, la “nostra” Rossella, da sempre nella redazione di P.T., ha curato per anni la rubrica “Mimose e dintorni”. Altri suoi spazi erano “Il Pagellotto”, nel quale provocatoriamente attribuiva punteggi al comportamento di personaggi cavesi, determinando le ire di qualcuno poco propenso ad accettare le sue critiche bonarie, e “Discomania” dedicata al mondo della musica e degli appassionati del vinile.
Gino Avella, giornalista eclettico, aveva seguito per Quarta Rete le sorti della Cavese. Professore di educazione fisica, si era interessato con grande passione anche alla storia e al folklore della città. E’ stato per molti anni la ”voce” della festa di Montecastello e della “Disfida dei Trombonieri.
Carlo Crescitelli, collaboratore del nostro giornale per diversi anni, proponeva puntualmente articoli di fondo arguti e colti nell’ambito della rubrica “Pensandoci bene…”.
Don Attilio Della Porta, ha collaborato puntualmente per anni a Panorama Tirreno con due rubriche dal titolo “Diorama storico delle chiese di Cava” ed “Epigrafia cavese”, due opere a puntate di grande pregio storico e culturale, attraverso le quali Della Porta ha fornito preziose descrizioni del patrimonio architettonico e artistico delle nostre chiese.
Flavia Bevilacqua, giornalista di CavaNotizie.it, cronista negli anni ‘80 e ‘90 col Giornale di Napoli e poi col Roma, aveva collaborato con Radio Salerno Sera. Nel 2005 aveva dato vita con Gerardo Ardito e Mario Avagliano a CavaNotizie. 
Nel 2011 aveva portato nelle scuole medie di Cava lezioni di giornalismo riscontrando sia nei ragazzi che nel corpo docente un grande interesse.
Infine, è di poche settimane fa la scomparsa di Giuseppe Muoio.
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Peppe Muoio, decano di vita
Enrico Passaro
A 78 anni era lui il decano dei giornalisti, non solo nella città metelliana ma anche nella redazione di Salerno de “ll Mattino”. E a mia memoria le pagine della cronaca di Salerno del quotidiano napoletano hanno sempre portato come firma principale della corrispondenza da Cava de’ Tirreni il nome di Giuseppe Muoio. Sempre presente, sempre puntuale sulle notizie, Peppino era un profondo conoscitore della città che amava e di tutti i suoi abitanti. Era l’incarnazione della moderazione e dell’equilibrio e con queste sue qualità aveva la capacità di setacciare le informazioni, ripulendole dalle asperità e dalle esagerazioni dettate dall’emotività e dal cinismo che spesso inquina la cronaca e l’informazione in genere. Era il suo carattere quieto e accomodante a dettare i toni dei suoi articoli, ma anche la sua formazione culturale e politica, e la profonda ironia che gli consentiva di affrontare con leggerezza e quel tanto di saggezza temi talvolta scottanti o delicati.
Non sono stato suo allievo al liceo e ho avuto la “fortuna” di lasciare lo scientifico prima che lui arrivasse. Mi permetto affettuosamente una battuta - per il gusto solo della battuta - che forse lo avrebbe un po’ indispettito, come qualche volta capitava su certe mie affermazioni o commenti giornalistici che lui non condivideva, non tanto nei contenuti, quanto nella forma, credo, perché lui era un mediatore nato e io spesso non mi sono trovato sulla sua stessa lunghezza d’onda. In verità, tornando alla scuola, ho constatato più volte quanto fosse benvoluto tra i suoi studenti e glie lo riconosco senza remore, anzi, con gioia e ammirazione.
Per anni ha preso sulle sue spalle la responsabilità di continuare l’esperienza de “Il Castello”, altrimenti destinata a concludersi dopo la scomparsa di Mimì Apicella. Sono certo che lo ha fatto come atto d’amore, verso il vecchio direttore e verso la sua città, ai quali, entrambi, era legato da un legame profondissimo e impossibile da scalfire.
Non serve che sia io a scriverlo, perché era palese a tutti, ma Peppe Muoio, col suo modo di essere, di scrivere, di pensare, di insegnare, è riuscito in un’opera che è comune a pochi: quella di lasciare su questa terra il ricordo di una persona a cui tutti, in un modo o nell’altro, sentono di poter dedicare un pensiero di affetto.

Panorama Tirreno, marzo 2016