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Lasciamo stare lo stadio “Lamberti”
e pensiamo agli scandali al sole
E’ tuttora uno degli impianti migliori del meridione. Ha ospitato la serie B, la Nazionale e il primo record di Mennea
Biagio Angrisani
PTdicembre2001.pdf
Panorama Tirreno, dicembre 2001

Da qualche settimana circola l’idea di trasformare lo stadio Simonetta Lamberti in un mega emporio commerciale e di costruire altrove un nuovo impianto sportivo. Il progetto pare che trovi ascolto presso lo stesso Sindaco. La città sull’argomento esprime grandi perplessità, incredula e sono in molti coloro che ritengono a dir poco balzana la proposta.
Lo stadio comunale di Cava de’ Tirreni fu costruito nella seconda metà degli anni Sessanta sotto l’egida di don Eugenio Abbro. Diversi anni di lavoro con tira e molla finale per le spettanze economiche. La prima gara il 12 gennaio 1969. Uno degli impianti più belli dell’Italia meridionale. Ben inserito nella città e con un impatto ambientale avveniristico e di proporzioni perfette. Molto simile, in scala, allo stadio Olimpico di Roma. Una grande opera, la migliore realizzata nel mezzo secolo di potere di Eugenio Abbro che in altre occasioni non è stato felice. La nuova pista di atletica due anni e mezzo dopo vide volare Pietro Mennea, 10’’ e 2 decimi: nuovo record italiano.
Dopo trent’anni è una struttura dimensionata alle esigenze della città con un piccolo surplus di spettatori in più per ospitare degnamente avvenimenti di prestigio nonché la stessa Nazionale di calcio. Idoneo per tutte le categorie calcistiche d’Italia. Tuttora un fiore all’occhiello televisivo, sebbene la manutenzione ordinaria e straordinaria non sia stata mai eccellente e le opere di completamento già nel progetto in parte sono state disattese nel corso degli ultimi quattro lustri.

Smontare il Lamberti e costruire un nuovo stadio a Pregiato.
L’idea potrebbe far ordinare qualche cassa di champagne ai possibili costruttori, ma non è possibile per il semplice motivo che uno stadio è una struttura progettata e realizzata che deve durare almeno cento anni. Non è semplice stimare il valore dello stadio di Cava anche se tutta l’area che esso occupa non vale meno di tre-quattrocento miliardi di lire. In questo momento lo stadio di Cava ha bisogno di rifare gli spogliatoi e la sala delle interviste nel dopo-gara.
Esiste lo spazio e la possibilità di intervento. La spesa si aggira intorno ai tre-quattro miliardi di lire per realizzare strutture idonee per ospitare anche incontri della Nazionale o manifestazioni spettacolari di rilevanza internazionale. L’impianto di illuminazione è stato rifatto alcuni anni or sono ma in diverse occasioni si è spento per incurie varie con gare in corso. Ha bisogno di essere rivisto e tenuto in perfetta efficienza, nulla più. L’attuale campo sportivo di Pregiato va completato e trasformato in uno stadio, a prescindere. Il vicino palazzetto dello sport - ancora da completare - rende l’area già ampiamente attrezzata per poter affermare che ci troviamo di fronte a una cittadella dello sport anche se curata in maniera pessima. Nessun percorso ciclabile, nessuna traccia di sentiero per corsa campestre o altro. In compenso mini discariche abusive come corredo, dune di terra, scempi vari. Il campo di Pregiato potrebbe essere trasformato in un gioiellino lasciando stare lo stadio Simonetta Lamberti, ma c’è la volontà? La forza politica? L’intelligenza? Il gusto di lasciare ai posteri un’immagine di amministratore abile a soddisfare le reali esigenze della città?
Il “Lamberti” va ristrutturato in tempi brevi, e lo stesso discorso vale per il campo di Pregiato. Cose semplici e necessarie. I sogni sono suggestivi, ma lasciamoli stare. Spesso portano su strade sbagliate.In piena franchezza sinora abbiamo assistito a molte parole e pochi fatti. Ma non è una novità. Alcune strutture sportive sono disseminate per la città e attendono da oltre quindici anni di essere completate.
Veri scandali al sole che si vorrebbero dimenticare all’insegna di un nuovo “mani sulla città” da XXI secolo. Cava ha bisogno di altro e di meglio. «In Italia tutto è possibile - soleva dire Giovanni Giolitti, già presidente del Consiglio, ai politici che chiedevano consiglio - ma sino a un certo punto. Poi arrivano i Carabinieri e diventa un affare di Stato».

Panorama Tirreno, dicembre 2001