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Cavese
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Aquilotti avanti tutta, il passato ci
attende
Un torneo comunque indimenticabile tra
ricordi e speranze per il futuro
Enrico Passaro
Ottima per tre quarti del torneo,
inarrivabile, impeccabile, per il gioco e per i risultati, non
per alcuni atteggiamenti e comportamenti che poi diremo.
È stata, sì, unanimemente riconosciuta la
migliore squadra fino al marzo scorso, è stata
apprezzata per il bel gioco e l’ottima disposizione in
campo, ha fatto sognare tutti noi.
Il pensiero è corso
all’indimenticabile ritornello “Uhe Scara’
uhe Scara’, piglia ’a palla e va a signa”,
dedicato a quell’Alfonso Scarano, centravanti biancoblu
che con i suoi 15 gol trascinò la squadra nel 1977 dalla
serie D alla C, col contributo determinante degli indomiti
Devastato, Gardini, Porcelluzzi, Scardovi, Cavuoto, Gregorio e
tutti gli altri. E sotto la guida del compianto Ramon Lojacono,
rimasto nel cuore dei tifosi aquilotti. Fu l’anno della
promozione dalla quarta alla terza serie (come avrebbe dovuto
accadere sul campo quest’anno), l’anno in cui
cominciò l’escalation, che ci avrebbe portata nel
giro di soli tre stagioni alla serie B.
Il miracolo fu ripetuto nel torneo
successivo, in cui la Cavese riuscì a restare fra le 11
squadre chiamate a far parte della nuova C1; e negli anni a
seguire, guidati da Corrado Viciani prima e Piero Santin poi,
la scalata alla B trascinati da un altro indimenticabile:
Claudio De Tommasi (“De Tomma’ De Tomma’,
piglia ’a palla e va a signa”).
Abbiamo desiderato e ci siamo illusi che
le gesta dei calciatori di quest’anno potesse essere
l’avvio di una nuova stagione di grazia per la
società aquilotta e per la città. Quello compreso
fra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80 fu un
periodo in cui, nonostante il terribile terremoto,
l’immagine di Cava trasse enormi benefici dalle imprese
della Cavese e dai concerti allo stadio. Di questi ultimi (per
la gioia di alcuni benpensanti che tanto li osteggiarono) non
v’è più traccia dopo la scomparsa di
Troiano e ne riparleremo in una prossima occasione. Delle
imprese della squadra di calcio speravamo proprio di poter
cominciare a ripercorrere le gesta dopo un ventennio di
amarezze e delusioni. Così non è stato sul campo,
salvo ipotesi di ripescaggio.
In una stagione tutto sommato da
immortalare fra le migliori della storia aquilotta è
singolare ricordare che la squadra ha ottenuto ottimi risultati
fuori casa o in casa a porte chiuse. La cosa evidentemente fa
riflettere, perché evidentemente, checché ne
pensino alcuni ultras irriducibili circa il loro presunto ruolo
insostituibile, essi con le loro intemperanze possono provocare
solo danni ad una società (e all’intera
città) in un perenne equilibrio instabile sia nei conti
finanziari che nella considerazione di cui gode in Lega e
nell’opinione pubblica.
Sarebbe ora davvero di farla finita con
le pessime figure e con un insopportabile vittimismo, in base
al quale saremmo continuamente vittime di trame e provocazioni
orchestrate da altri. Quando si è più forti
(questa Cavese lo ha dimostrato per tre quarti di campionato)
non esistono trame e congiure arbitrali. Quelli che perdono,
senza nessun appello, sono gli scalmanati sugli spalti, i
folli, coloro che si autoconvincono della necessità di
dover reagire con la violenza a presunte imboscate o
intollerabili provocazioni.
Alla fine del torneo, la società
avrà fatto ovviamente i conti anche sui mancati introiti
da incassi e sulle salatissime multe che ha dovuto onorare. Non
sarà stato un bel bilancio e bisognerà dire
grazie ai guerrieri ad oltranza che ci onorano della loro
pestifera presenza negli stadi.
Capitolo chiuso. Ora guardiamo avanti e
speriamo di ritrovare un magico equilibrio che possa
consentirci di fare bene nella prossima stagione (se
ripartiremo dalla C2) o di ben figurare nel torneo di C1 (se
saremo ripescati).
Ma attenzione, se sarà C1 potremmo
ritroverare sulla nostra strada i vecchi amici/nemici della
Salernitana. Altre epiche sfide, ma anche nuovi rischi di
stupida violenza.Attendiamo speranzosi, ma con qualche timore.
Intanto nella mente non smette di
risuonare un vecchio, dolce ritornello: “Uhe Scara’
uhe Scara’, piglia ’a palla e va a signa”.
Panorama Tirreno, luglio 2005
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