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Tira fuori Napoli

Aldo Amabile
ArrasciaNapoli
Parresìa Editore - Napoli, 1995
156 pagine

Napoli è considerata città senza speranza. Ricordo il commento di un osservatore del nord che imperturbabilmente insisteva sul suo aspetto folcloristico: “Simpaticmente condannata”. La Napoli contenuta nelle 156 pagine scritte da Aldo Amabile non ha proprio nulla di simpatico. Il disagio cresce riga per riga, poi il fastidio e la rabbia, fino a sentire quasi un senso di nausea. Descrizioni semplici, crude, essenziali, senza fronzoli, la Napoli di tutti i giorni a cavallo di un evento che ha comportato conseguenze evidenti e devastanti non solo dal punto di vista architettonico, ma anche negli equilibri dei potere politico e, soprattutto, camorristico: il terremoto dell’80.
Dietro al buio abissale di questa vicenda non può che leggersi un messaggio di speranza su una realtà che non può continuare ad essere sempre la stessa, che non può peggiorare oltre, che non può che essere testimone di una presa di coscienza. 0 forse no. La conclusione può essere esattamente all’opposto. Alla fine il romanzo si conclude, sembrerebbe, per mancanza di personaggi. Quelli negativi - quasi tutti - si estinguono in un processo a catena di autodistruzione. Rimane Ciro, il cittadino comune, la vittima, il rassegnato, il fatalista, il condannato, il sommerso, che alla fine reagisce e va incontro con consapevolezza al suo destino: una mattina nella sua salumeria entra un ragazzotto che chiede “una bella colazione”; Ciro, esasperato dallo stillicidio delle tangenti, tira fuori una pistola e lo uccide. Il dubbio, atroce, che rimane al lettore è tutto qui: il giovanotto era artefice di un tentativo di estorsione (una pagnottella con dentro fogli da centomila) oppure voleva soddisfare solo un legittimo appetito? Nel secondo caso il messaggio sarebbe dei più neri, senza alcun residuo di speranza: il giovane sarebbe l’ennesima vittima innocente di un crescendo inarrestabile di violenza. Nel caso opposto, andrebbe scacciato il dubbio di una inauspicabile tentazione di farsi giustizia da solo. Andrebbe colto il significato simbolico della ribellione dei cittadino per cambiare lo stato delle cose.
Non è dato sapere se Ciro il salumiere sarà impietosamente schiacciato o per lui sarà l’inizio dei riscatto, ma la sensazione che probabilmente vuole trasmettere l’autore è quella della definitiva presa di coscienza del l’uomo nei confronti dei potenti e dei violenti (i politici e i camorristi). Ecco il valore del titolo: “ArrasciaNapoli” una invocazione drammatica, che vuol dire “tira fuori Napoli, sradicala dalla coltre d’infamia che la ricopre”.
Il cavese Aldo Amabile porta a compimento il suo atto di amore verso questa città antica e affascinante, coperta di melma e fango, sotto cui è convinto che si troveranno “i valori antichi di una città inimitabile, così come dagli scavi archeologici vengono alla luce tesori d’arte e vita”.
È un libro da leggere, un contributo per una Napoli diversa. Insieme all’autore non possiamo che sussurrare convinti: “ArrasciaNapoli”. Con la speranza che diventi un “passaparola” straripante e travolgente.
Enrico Passaro
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