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Cavese


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attualità
Crisi del Commercio: ipermercati
e qualità dell’offerta sotto accusa
Abbiamo chiesto ad alcuni negozianti l’opinione sull’andamento degli  affari
Ci vorrebbero più iniziative di promozione adeguatamente pubblicizzate
Patrizia Reso
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E’ ormai palese a tutti che il commercio a Cava è cambiato: abbiamo assistito nel corso degli ultimi anni alla graduale scomparsa del commercio al dettaglio dal corso principale, in particolare sono venuti meno i generi alimentari, mentre si è andata affermando una massificazione dell’offerta, a ciò si è aggiunta la diffusione di supermercati ed ipermercati, che hanno sconvolto anche l’urbanistica della città, oltre a favorire ulteriormente il depauperamento del dettaglio, tradizione secolare di Cava. E’ indubbio che non ci si può opporre al progresso, ma un’amministrazione che si rispetti non lascia che la città vada incontro ad uno sviluppo urbanistico casuale e privo di un minimo di programmazione e progettazione in relazione alla caratterizzazione storica che ne ha, da sempre, contraddistinto la realtà. Si potrebbe obiettare che è stato presentato ed approvato dalla maggioranza in seno al consiglio comunale un Piano Commerciale e quindi una programmazione c’è stata! Purtroppo un piano commerciale che prevede l’apertura di aree di grande distribuzione non risponde ad un progetto di sviluppo della nostra città, che ricordiamo ha una popolazione di poco superiore a 50.000 abitanti, ma sembrerebbe essere più un atto di asservimento al potere economico, oltretutto non rilancia il piccolo commercio, ma lo dissangua. Crea inoltre mostri di cemento che vanno ad offendere il tessuto urbano e delle aree periferiche completamente avulse dal contesto territoriale. A tutto ciò va ad aggiungersi il disagio dei cittadini che vivono problemi di traffico, viabilità, inquinamento. L’irruzione degli ipermercati non è solo una realtà cavese, infatti ha sconvolto altre realtà territoriali, ma molti consigli comunali, sia di piccoli sia di grandi dimensioni, vedi Sirmione, che conta 10.000 abitanti, oppure la nobile Firenze, hanno pensato bene di limitare il rilascio di autorizzazioni per la grande distribuzione in virtù della sperequazione tra la cessazione delle attività al dettaglio e l’insediamento delle nuove imprese, squilibrio che oltretutto non ha garantito l’inserimento nel mondo del lavoro di altre unità. Di rimando queste amministrazioni avanzano una serie di proposte da realizzare di concerto con gli altri enti territoriali (Provincia, Regione, Camera del Commercio) per agevolare le piccole e medie imprese ed incentivare l’integrazione tra le diverse attività commerciali. Tutto ciò nel rispetto delle tradizionali caratteristiche peculiari della città.
Abbiamo svolto una piccola inchiesta tra i commercianti, che si affacciano lungo il corso, titolari o gestori di negozi, che non rientrano nella categoria del “mordi e fuggi” diffusasi negli ultimi anni. Stimolati da due domande, relative alla grande distribuzione ed al rilancio del commercio, hanno così espresso il loro pensiero.
Salumeria del Corso, titolare Criscuolo
I grandi supermercati hanno il parcheggio, la gente va comodamente con la macchina, qua deve venire a piedi e non vuole. Qui al corso vendo a chi è di passaggio, non ho clienti fissi: come fanno se devono portare via un cartone di pelati? Non è una questione di prezzi, perché il grande supermercato esce con i prezzi bassi, ma poi li ridimensiona e questo la gente l’ha capito! Non credo che particolari iniziative possano cambiare la situazione. Parliamoci chiaro, tanto resiste la mia attività perché il locale è mio, altrimenti avrei dovuto chiudere da un pezzo.
Infanzia, titolare Dino Apicella
La grande distribuzione certamente ci danneggia, è chiaro perché, è un polo d’attrazione diverso. Per quanto ci possiamo opporre, ci sono persone più grandi di noi. I problemi ci sono, ma non è l’isola pedonale che li crea. Sono altre le cose per cui dobbiamo lottare per far crescere questo centro commerciale. Completare la pavimentazione, per esempio. Poi dobbiamo deciderci: quale immagine deve avere la città? Deve avere l’immagine turistica, culturale, di sagra di paese? Dobbiamo riappropriarci dei clienti dell’agro-nocerino e di un ritorno d’immagine dalla costiera. E’ chiaro che per fare questo dobbiamo offrire qualcosa di più. Nel mio caso sto eliminando il giocattolo che puoi trovare anche altrove e mi sto specializzando. Sto creando la mia nicchia di mercato alzando il tiro, con articoli che sono anche proibitivi, non perché voglio l’élite, ma devo comunque entrare in competizione con i negozi che sono sorti nei centri limitrofi. Compito di noi commercianti è quello di essere un punto di attrazione. Compito della città è invece quello di decidere “cosa ne vogliamo fare”. La vogliamo culturale, allora continuiamo con le iniziative tipo “Passeggiate” di Franco Bruno Vitolo, la vogliamo religiosa, allora scegliamoci un santo ogni settimana e festeggiamo!
Original Marines, gestore Isabella
A noi la vendita è calata moltissimo, ma non credo dipenda dall’apertura degli ipermercati, perché noi siamo un franchising d’abbigliamento. Non si vende, questo sì ed il titolare è solito ripeterci che la colpa è di noi commesse. La verità è che c’è meno affluenza. Prima il sabato sera eravamo otto dipendenti, ora siamo in tre. Probabilmente ha giocato molto l’euro, perché il calo maggiore lo abbiamo registrato da un anno e poco più da questa parte. Questo lo posso affermare con certezza perché lavoro qui da 15 anni e la crisi del commercio c’è da parecchio, ma il calo maggiore lo abbiamo avuto ora. Senz’altro qualche iniziativa, tipo quella della primavera scorsa, può aiutare, d’altronde come si fa al Centro Commerciale. Si deve fare un’altra considerazione, invece. Non voglio discriminare, però il fatto che abbiano aperto tanti negozi con articoli da quattro soldi incide molto.
Cappelleria, titolare Torre
Forse il fatto della chiusura al traffico ci ha penalizzato, ma la legge non è stata fatta solo a Cava; si potrebbe fare qualcosa per agevolare i clienti col parcheggio. Forse anche qualche iniziativa nuova potrebbe stimolare. Già per esempio stare aperti la domenica è un motivo in più per passeggiare. Forse un poco più di interesse da parte degli amministratori non guasterebbe. Anche qualche iniziativa in più da parte delle associazioni per il commercio sarebbe uno stimolo. La proposta dell’Ascom di una sorta di tesserino sconto per chi aderisce alla sovvenzione di un’associazione per la ricerca è interessante. Sarebbe opportuno camminare in questa direzione. Per quanto riguarda i grandi supermercati c’è da dire che anche qui il piano commerciale è stato ormai approvato e purtroppo non c’è nulla da fare, però sono senz’altro un danno specialmente per gli alimentari.
Abbigliamento Keep, titolare Tilde Sergio
La grande distribuzione sta distruggendo la realtà commerciale di Cava. Certo mi rendo conto che molte cose sono cambiate: la donna lavora, ha meno tempo, per cui all’ipermercato trova quello che le serve più rapidamente. Però la massificazione dell’offerta è un altro problema e qua al corso si è verificato proprio questo: sul mercato sono stati immessi articoli di scarsa qualità a bassissimo prezzo in tanti negozi in successione e questo ha spiazzato completamente il tipo di commercio che c’era prima.  Quando ho aperto io il negozio, 17 anni fa, mi hanno fatto stare chusa per sei mesi, finché non mi sono messa completamente in regola. Ora la legge si è elasticizzata, ma forse eccessivamente, perché sembra che non esistano più regole. I commercianti contro il dilagare di questo fenomeno possono ben poco. Possono offrire un altro articolo, alcuni di noi lo fanno, ma comunque non si rientra con le spese che bisogna sostenere, si eliminano i dipendenti ed invece di creare lavoro si crea disoccupazione. Prima chi veniva a Cava si faceva la passeggiata e faceva shopping, oggi non ci sono attrazioni, si offrono articoli che si trovano dappertutto, che motivi ci sono per venire a Cava? Non c’è un teatro, non ci sono strutture sportive, non c’è un bar che possa stare aperto fino a tardi…
Merceria Cartoleria Profumeria, titolare Maurizio Prisco
Purtroppo è vero che la grande distribuzione danneggia il piccolo commercio, anche per la politica dei prezzi che si fa, che oltretutto è solo uno specchietto per le allodole. Ci vorrebbe qualcosa di più per attirare la gente, ma non queste manifestazioni che sono ripetitive. Qualcosa di diverso, un avvenimento particolare. Poi si dovrebbe abbellire, rendere più accogliente: la gente comunque ci passeggia, cammina a piedi, osserva, non solo i negozi. Noi qui al Borgo stiamo già meglio, perché c’è una varietà di scelta, diversificazione di merci e poi c’è la vicinanza delle due chiese e dell’ospedale, che sono comunque un richiamo.
Jeanseria Liberty, gestore Fabio
Il commercio è proprio fermo e secondo me dipende pure dall’euro, poiché è raddoppiato tutto. Dovrebbe fare qualcosa il Comune, organizzare qualcosa. Riaprire anche il corso al traffico, si lavorerebbe di più, nel mio caso infatti verrebbero più ragazzi se potessero usare il motorino. Poi a Natale non sembrava proprio Natale, solo quattro luci… Pure se dobbiamo fare 10 euro a commerciante, facciamo qualcosa! Qualche spettacolo…Con questa piazza così grande non si fa niente! Apertura la domenica, d’accordo, ma se non si organizza nulla la questione non si risolve. E lo stiamo vedendo ora: mese di ottobre, tutti aperti, ma cosa è cambiato? Facciamo qualche manifestazione in piazza, attiriamo la gente! Durante la festa della Madonna facciamo mettere alcune bancarelle lungo il corso, che so quelle delle caramelle. Per quanto riguarda la merce sono e resto dell’avviso che un negozio deve essere pulito, cioè deve esserci chi vende jeanseria, chi accessori, chi uomo, chi donna…Deve essere specializzato altrimenti non si capisce più niente.
Casa della luce, titolare D’Apuzzo
Per quanto riguarda gli ipermercati penso che non si possono più fermare, io la chiamo una malattia, non c’è più niente da fare e poi su tanti prodotti che mettono in offerta ce ne sono tanti altri su cui guadagnano molto di più. Resto dell’avviso che è bene comprare nel piccolo negozio perché segue il cliente anche dopo la vendita. Per rilanciare un poco il commercio bisogna innanzitutto considerare che qui a Cava c’è un problema di parcheggi, che sono già limitati ma poi molto spesso vengono utilizzati per altro, e poi c’è pure la questione viabilità: qualche tempo fa qui non si capiva niente. Bisognerebbe fare qualche manifestazione, qualcosa per attirare la clientela da fuori, pubblicizzare per tempo l’iniziativa. Prima Cava attirava per i portici, c’erano tante iniziative. Un altro problema poi è la massiccia apertura di negozi d’abbigliamento, al centro in particolare, quindi qualcuno che viene per comprare più prodotti non trova più l’offerta, non c’è diversificazione.

Pubblicato nel numero di dicembre 2003 di Panorama Tirreno
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