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Ricordo di don Raffaele Conte

Una grave perdita per i cavesi

Enrico Passaro

È difficile, molto difficile, per chi ha sentito al proprio fianco e dentro di sé per una vita intera lo spessore morale e culturale, la dolcezza, il rigore, la coerenza e la rettitudine di don Raffaele Conte, pensare che non sia più su questa terra. Mi ha accompagnato dall’adolescenza fino a questa calda estate e, sì, certamente, continuerà ad essere vicino alla mia coscienza per il resto dei miei giorni. Don Raffaele era un uomo di fede di straordinario spessore. Chi ha avuto la fortuna di incontrarlo sulla sua strada non può che esserne grato a Dio e alla vita. 

La sua esperienza sacerdotale è stata non poco travagliata, con frequenti incomprensioni con la gerarchia ecclesiastica, con i “colleghi” e con il “sottobosco” che frequenta le parrocchie non sempre con nobili fini. Ha lasciato un segno indelebile in tutte le comunità alle quali era assegnato, da Rotolo a Vietri sul Mare, a San Martino, a San Lorenzo. Non apriremo polemiche sulle decisioni che lo hanno sballottato in giro per la diocesi in un cinquantennio di sacerdozio, senza apparenti adeguate motivazioni. Raffaele non amava la polemica e disciplinatamente si prestava, seppure con sofferenza, ad incomprensibili provvedimenti gerarchici. Ogni volta ricominciava a ricostruire una comunità di fedeli e ogni volta il suo carismatico messaggio era in grado di riempire le chiese nella messa domenicale e di circondarsi di operatori disponibili e caritatevoli. Negli ultimi mesi, dopo aver lasciato la comunità di San Lorenzo, gli è rimasta la possibilità di celebrare nella chiesetta di Vetranto ed anche lì è stato circondato dalle numerose persone che non volevano rinunciare ai suoi momenti di incontro domenicali. 

Ci si recava in chiesa nelle celebrazioni festive non per “ascoltare” la messa, come stanco e monotono rituale, ma per arricchirsi di iniezioni di alta spiritualità, per immergersi in una partecipazione comunitaria, per impreziosirsi di omelie pronunciate da don Raffaele con una straordinaria ricchezza di contenuti e di stimoli. Ho sperimentato momenti di grande concentrazione e partecipazione da parte dell’assemblea; ho ascoltato parole frutto di profonde meditazioni, mai banali, mai retoriche, mai scontate, spesso rivoluzionarie nella loro semplicità e chiarezza; ho visto persone in piedi vicino agli amplificatori a registrare le omelie per conservarne e rinnovarne il ricordo; ho visto tutti partecipare ai canti e alle preghiere collettive; ho sentito e condiviso con gli altri l’emozione durante e al termine delle celebrazioni. Non ho mai assistito ad una questua durante la messa, perché Raffaele voleva che il contributo economico di cui pure aveva bisogno per sostenere la sua parrocchia, fosse spontaneo e discreto, senza distrarre e allontanare nessuno dai momenti di preghiera.

Incontrarsi con lui era sempre motivo di grande emozione. Il confronto verbale e l’approfondimento della dottrina regalavano serenità e rinforzavano lo spirito. Cercava di instillare le fondamenta di una chiesa adulta, scevra da manifestazioni di marcate o velate forme di superstizione, alle quali si opponeva con forza, provocando anche lo sconcerto dei fautori di un infantilismo di fede che offende la sacralità del Divino.

I suoi insegnamenti rendevano apparentemente facile il percorso di fede, comprensivo delle debolezze umane, ma a ben riflettere rendevano più impegnative le scelte di coerenza e di militanza cristiana. Ma si aderiva di buon grado ai suoi impeccabili ragionamenti e si usciva rafforzati nella mente e nello spirito dagli incontri con lui, anche perché si era ben disposti ad accogliere le sue stimolazioni e nello stesso tempo si percepiva che quelle occasioni di dialogo erano vicendevoli, in quanto lui stesso era pronto ad arricchirsi attraverso lo scambio di idee.

Ho frequentato Raffaele negli anni di vita cavese, ma mi è rimasto sempre vicino anche nei numerosi anni in cui ho vissuto lontano da Cava. Incredibile, ma anche a distanza lui c’era sempre, così come sono certo che anche lui sentisse la mia vicinanza. Per quanto mi resterà da vivere non ho che continuare a frequentarlo, nella mente e nello spirito, e se c’è il dopo di cui abbiamo spesso parlato, andrò di corsa ad abbracciarlo.


Pubblicato su Cavanotizie, agosto 2023