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Filippo D’Ursi, la voce di un uomo onesto

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Il 1° gennaio 1991, mentre era in casa seduto sulla sua poltrona, è scomparso, fulminato da un infarto, l’avvocato Filippo D’Ursi. Figlio del notaio Vincenzo, nacque a Cava il 3 ottobre 1916. Dopo aver frequentato il ginnasio a Cava, frequento il liceo classico Torquato Tasso di Salerno e l’Universita degli studi di Napoli dove, intorno al 1940, si laureò in Giurisprudenza. Dopo il periodo di praticantato al Tribunale di Salerno, divenne procuratore legale e si avviò alla professione di avvocato. Negli ultimi mesi del fascismo, nel 1942, poco prima della Liberazione, fu incolpato di attività antifascista e fu incarcerato. insieme ad altri 15 cavesi, accusati di aver fondato un movimento locale di resistenza al regime. Svolse successivamente servizio di volontariato nelI’VIII Armata, con sede a Cava. Nel 1947 fu nominato Vice-questore onorario di Cava, carica che conservò fino al 1953. Negli anni ‘50 fu eletto consigliere comunale, ricoprendo anche l’incarico di assessore. Ha esercitato il suo impegno politico nelle file della DC e nel PSDI, prima di approdare nel PLI. E’ stato corrispondente di diversi giornali quotidiani, tra cui Il Mattino di Napoli, Il Tempo ed Il Popolo di Roma. Nel 1962 fondo Il Pungolo, periodico cavese di attualità, che ha continuato le sue pubblicazioni, grazie all’impegno esclusivo dell’avvocato D’Ursi, ininterrottamente fino al dicembre del 1990, con periodicità prima quindicinale e poi mensile. L’ultimo numero de II Pungolo è apparso regolarmente in edicola pochi giorni prima della scomparsa del suo Direttore.

Non avrei mai immaginato di dover scrivere così presto il primo necrologio su questo giornale. Né tantomeno avrei creduto di doverlo fare per l’avvocato Filippo D’Ursi. Lo conoscevo praticamente da quando sono nato e sono cresciuto vedendo sempre dentro casa qualche copia de Il Pungolo, il suo giornale: avevo 4 anni nel 1962, quando lui iniziava la sua appassionata realizzazione di un periodico cavese d’opinione.
Non mi piace la retorica e non sarei capace di usare espressioni che potrebbero apparire vuote e di circostanza per descrivere Filippo D’Ursi. Posso condensare in un unico giudizio I tanti pensieri su di lui: era un uomo onesto. In questo mondo contemporaneo, in cui il grado di onestà della gente viene ormai misurato con aggettivi che consentono di far apparire virtuosi anche coloro che lo sono solo abbastanza o sufficientemente o, peggio ancora, quel tanto che basta, in modo da giustificare Ie infinite bassezze o azioni a disprezzo dell’umana convivenza, l’avvocato D’Ursi era onesto e basta, senza mezze misure, concessioni, cedimenti, compromessi. E lo era sia nella sua attività professionale, che pure concede spregiudicati arricchimenti ad altri suoi colleghi, che nella vita familiare, nel rapporto con gli amici e, perché no. con gli avversari.
Filippo D’Ursi era stato arrestato come antifascista negli anni bui, ma non se ne menava vanto, come tanti altri; fu vice-pretore onorario, assessore comunale, civilista affermato, possedeva e dirigeva un giornale da 29 anni: tutte attività che, in mano ad altri costituirebbero ghiotte occasioni per I’esercizio del potere, quello becero, che provoca ricchezza ed arroganza. Filippo D’Ursi ci ha insegnato invece che si può essere giusti e onesti anche nelle circostanze in cui qualcuno inevitabilmente direbbe, a giustificazione delle malefatte, che I’occasione fa l’uomo ladro.
L’ho incontrato I’ultima volta il 29 dicembre 1990 nella biblioteca comunale, in occasione dell’incontro di presentazione alla stampa di Panorama Tirreno. Mi ha rivolto auguri sinceri ed affettuosi per il successo di questo giornale e mi ha detto che era stanco e sfiduciato. Ha atteso che finisse I’anno, poi, nel primo giorno del 1991, rapidamente, con discrezione e, mi auguro, senza soffrire, ci ha lasciato.
Enrico Passaro

Panorama Tirreno, gennaio 1991