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editoriale
Le elezioni della “monnezza”
e l’ora di cambiare la politica
Enrico Passaro
Le ricorderemo forse come le “elezioni della monnezza” o anche, per molti, la “monnezza delle elezioni”, ma il secondo è più un giudizio di parte legato al gradimento che si avrà rispetto al vincitore. Il primo giudizio no, quello sembra già aver acquisito un valore oggettivo, perché intorno alla spazzatura di Napoli si è giocata parte della campagna elettorale dei contendenti ed il voto della Campania peserà pesantemente sulla maggioranza che si determinerà al Senato. Non a caso il comizio napoletano dei due maggiori contendenti è previsto per entrambi nelle ultimissime giornate della campagna elettorale. Lotta all’ultimo voto.
La crisi della spazzatura è un fenomeno gravissimo e meriterebbe di essere esaminata al di fuori degli opportunismi di una campagna elettorale. Chi ci “sguazza” per calcolo politico contribuisce a far del male ad un’intera regione. Non si può negare che le responsabilità politiche esistono e sono gravissime. Dimostrazione, nel migliore dei casi, di incapacità di affrontare e risolvere i problemi, di approssimazione, di disorganizzazione, di irresponsabilità, di logiche clientelari. Ma tali responsabilità sono talmente gravi e radicate che non possono essere addebitate esclusivamente ai protagonisti dello scenario politico degli ultimi anni; e non soltanto alla politica. A pensarci bene sono i difetti che da sempre vengono addebitati al Mezzogiorno e che probabilmente nella vicenda dei rifiuti hanno trovato il loro apice. C’entra senz’altro anche la camorra, ma il malaffare, al di fuori di un contesto sociale degradato, non potrebbe mai giungere a simili livelli.
Il problema, dunque, non è cambiare semplicemente il governo della regione, votare gli altri perché questi hanno fatto schifo. Specie se gli altri non si pongono certo come espressione di evoluzione della mentalità e portatori di priorità diverse.
È difficile spiegarsi, ma a me sembra che la questione vada affrontata e risolta su basi completamente diverse. Eravamo a metà degli anni ’80 quando, lavorando nell’ambito di un programma europeo di sviluppo economico del Cilento, organizzammo una visita di studio per un gruppo di operatori economici e amministratori locali, al fine di consentir loro di prendere contatto con alcune realtà eccellenti del Nord. In quella circostanza essi visitarono gli impianti di smaltimento di rifiuti realizzati a Brescia, un esempio di razionalizzazione del fenomeno. Stiamo parlando di fatti risalenti a 25 anni fa, non all’anno scorso o anche a 10 anni fa. In un quarto di secolo non hanno imparato niente non solo quei pochi operatori locali in gita di piacere, ma nemmeno le decine di delegati alle politiche ambientali che si sono succeduti in regione, province e comuni. E allora c’è da chiedersi: si può continuare a pretendere un posto di assessore solo per fini legati alla gestione delle clientele e delle masse di voti? Possibile che non ci si ponga il problema di conoscere qualcosa della materia cui si è delegati per cercare di gestire con un minimo di cognizione di causa e di modernità i problemi della collettività?
E ancora: possibile che un’intera popolazione continui a far sì che diventino assessori personaggi interessati soltanto alle clientele e alle loro masse di voti? E così non solo per le politiche ambientali, ma anche per i trasporti, l’istruzione e infine per la sanità, come le recenti vicende della famiglia Mastella insegnano? Il problema, ripeto, non è di destra o sinistra, ma di un modo nuovo e diverso di interpretare la politica. E per poter far questo l’attuale legge elettorale, che non ci consente di selezionare e scegliere i candidati migliori, certamente non aiuta… ma l’avevamo detto all’inizio: queste rischiano di essere le “elezioni della monnezza” o anche, purtroppo, la “monnezza delle elezioni”!
* * *
Apprendiamo che il sindaco Gravagnuolo ha bocciato di recente l’ASI definendola un “carrozzone” da sciogliere al più presto. La notizia un po’ ci sorprende, perché giunge dopo circa un quarantennio di vita (l’espressione è un po’ grossa, diciamo “di stato vegetativo”) di un consorzio che non si è mai capito che funzione avesse per la crescita del comprensorio. Avevamo affrontato l’argomento sulle pagine di questo giornale poco più di un anno fa. La cosa che ci aveva sorpreso era che i terreni nell’area industriale venivano assegnati in ordine cronologico, senza alcuna valutazione di merito sulla bontà delle iniziative e sulle garanzie di sviluppo e occupazione. E non è tutto: in questa benedetta area industriale tuttora gli insediamenti non possono contare nemmeno sulle infrastrutture di base quali acqua, energia elettrica, fognature, gas, cablaggio e su un agevole accesso stradale, inducendoci a porci questa domanda: perché mai un’azienda in grado di garantire sviluppo e occupazione dovrebbe decidere di venire ad investire a Cava e non andare piuttosto altrove? A questa domanda non avevamo avuto risposta, fino alla bocciatura attuale del “carrozzone” ASI. Che sia un segno della nuova politica di cui parlavamo prima? Non vorremmo essere troppo ottimisti!
* * *
Anche perché su un’altra questione non siamo stati degnati di una minima risposta: qualche mese fa avevamo, provocatoriamente, sollecitato la chiusura del parcheggio di Piazza San Francesco, un obbrobrio a cielo aperto, per consentire il recupero e la qualificazione di uno dei siti più belli della città. Niente, anzi, per tutta risposta, l’obbrorio è stato intanto anche automatizzato con sbarra e badge. Poi è venuta la polemica fra assessore e il monastero di San Francesco per la festa di Sant’Antonio, su cui non ci interessa entrare nel merito, se non per riprendere la citazione di Don Luigi Petrone, che ha descritto la piazza come ormai “ridotta a un garage pubblico”.
Un gesto di coraggio, di “qualità”, per usare un termine caro a questa amministrazione, sarebbe quello di rinunciare a qualche posto macchina, sottrarre la piazza alla giungla o al far west e di ripristinare un habitat di vivibilità e di pregio ambientale, magari valutando finalmente la possibilità (l’idea non è nostra, ma ormai vecchia di qualche anno) di realizzare parcheggi sotterranei.
Fra le tante realizzazioni della Cava del Millennio, sarebbe apprezzato poter vedere anche una simile opera.

Panorama Tirreno, aprile 2008