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Basta un semplice “Pro” per far rinascere Cava?
Enrico Passaro
E’ stato il tormentone dell’estate: la Cavese si è spenta e si è a lungo meditato di affidare le aspettative di rinascita ad una locuzione già sperimentata in passato, cioè la Cavese preceduta da un “Pro”. Per rinverdire un precedente. Ricordate? Anche “Pro Cavese” come “Cavese” fa parte della storia del calcio cittadino. Nel 1974 accadde che fu evitata una retrocessione dalla serie D, acquistando il titolo della Pro Salerno e acquisendo la denominazione di Pro Cavese. Portò bene, in poche stagioni si approdò in serie C e poi in C1. Poi nel 1979 fu riassunta la denominazione “Cavese” e, dopo un anno, fu conquistata l’indimenticabile serie B.
Quest’anno, siamo un po’ più malconci rispetto al quel ’74: un gruppo di imprenditori, un po’ a sorpresa, ha rilevato il titolo della Vis San Giorgio, ma non sarebbe stata squadra cittadina né avrebbe avuto l’accesso al prato del Simonetta Lamberti senza un nome che l’avesse associata al cuore e alla passione biancoblu. Intanto montavano incomprensibili fermenti su quale squadra avrebbe rappresentato i colori della città in questo campionato. Ce li porteremo dietro per tutta la stagione, ci toccherà sopportare anche questo.
Per la nuova squadra di Eccellenza si è pensato di fidelizzare la tifoseria rispolverando la vecchia denominazione: che la Vis diventi Pro… Cavese, naturalmente. “Pro” come estremo tentativo di salvare la nostra storia, le nostre passioni, per qualcuno la fede. “Pro”, per cullare novelle speranze e ambizioni di rinascita: “Hai visto mai, magari funziona, è già accaduto”.
Alla fine ha prevalso “Città de La Cava 1394”, con un tocco di citazione storica, il riferimento all’anno in cui la bolla di papa Bonifacio IX eresse la “terra de La Cava” al rango di “Città”. Ma la nostalgia di quel vecchio Pro Cavese ha cercato di prevalere fino all’ultimo, tanto che compariva già scritto sulle prime nuove magliette.
Allora, ci è venuta un’idea: perché non proviamo anche con altre cose, non solo col calcio. Ad esempio, il trincerone che aspettiamo da trent’anni: riscattiamo il trincerone di Salerno sul fiume Irno e lo chiamiamo Pro-trincerone. Oppure l’eterna attesa del teatro: prendiamoci quello di San Severino ed avremo finalmente il nostro Pro-teatro.
E il palazzetto dello sport? Il Palasele di Eboli è lì pronto per diventare il nostro Pro-palazzetto. Soprattutto sarebbe il caso di rifondare il malconcio nosocomio cittadino, sempre minacciato di chiusura: riscattiamone uno decente nei paraggi e avremo il nostro Pro-ospedale.
Temo che ci sia troppa pro-vvisorietà e troppa ap-pro-ssimazione in questa città. Anche perché tutte queste soluzioni sarebbero… pro-tempore, mentre qui abbiamo bisogno di maggiori certezze e soluzioni definitive e stabili ai nostri antichi problemi. D’accordo… “Pro-sindaco”?

Panorama Tirreno, ottobre 2011