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attualità
“Siamo cittadini cavesi non immigrati sgraditi”
Patrizia Reso
Da febbraio si è insediata la Consulta dei Popoli, organismo fortemente voluto dall’assessore Antonio Armenante e dal responsabile dell’Ufficio Anagrafe Immigrati, Antonio Trezza.
Abbiamo partecipato in modo informale ad una delle loro riunioni ed è stata innanzi tutto una sensazione piacevole vedere persone diverse per etnia, lingua e anche colore, sedute attorno ad un tavolo del Palazzo di Città: affacciandosi nella Sala Gemellaggi si è avuto in un attimo la visione globale del mondo.
Diversi punti da discutere all’ordine del giorno, in particolare anche l’organizzazione di un convegno per la fine di maggio, quindi tempi e modi per la migliore riuscita.
Al termine sono sorte spontanee delle domande: che effetto fa entrare in Comune e sedersi su uno scranno del Consiglio Comunale? Ricordiamo infatti che Presidente e Vicepresidente, rispettivamente  l’ucraina Lyudmyla Muzychuk e l’haitiano  Jules Alex Aldor, possono partecipare alle sedute del parlamentino cavese senza diritto di voto.
“Sentiamo i problemi
della città come tutti”
Lyudmyla non ha dubbi. Equivale, a suo avviso, «ad avere un riconoscimento sociale del loro essere cittadini di Cava, parte di Cava, e non solo ospiti. Sentiamo i problemi della città come li sentono tutti, infatti quando ci riuniamo non parliamo solo delle difficoltà per le nostre comunità, ma anche dei problemi propri della città. Non tutti vengono qui con l’intenzione di accumulare un po’ di soldi per poi ritornare in patria ed acquistare magari la casa. Molti di noi hanno scelto di vivere a Cava, di stabilirsi definitivamente, per cui ci sentiamo cittadini a tutti gli effetti e non vogliamo restare chiusi nei nostri circuiti. Per esempio sentiamo molto il problema dell’abusivismo: è un grosso problema, perché normalmente si lavora tutta una vita per i figli, per una casa,  mentre ci sono persone che esagerano in altra direzione. Applicare le leggi in modo giusto è difficile, perché ci sono persone con la pancia piena e persone con la pancia vuota».
E’ una donna dalle idee chiare Lyudmyla, oltre ad essere bella. E a proposito della sua bellezza, accenno alla nomea che le donne immigrate hanno acquistato, quella  di “rubare mariti”. Sorridendo mi  osserva: «Prova a rubare un marito che non vuole essere rubato…»
Adesso c’è l’ondata
dei rumeni
La Consulta è importante anche per sfatare i miti che si sono diffusi nell’immaginario comune: sono persone come noi, alcune con un interesse sociale, con hobby personali, con passioni per libri o film; altre invece hanno deciso di delinquere, ma, come giustamente fa notare Jules Alex Aldor, «la delinquenza non ha nazionalità». Al mio ribattere che attualmente si registra un’alta percentuale di romeni che commettono reato, Aldor osserva che ciò è dovuto alle ondate di immigrazione che si hanno in Italia: il flusso migratorio non è continuo e costante per nazioni, ma è a grandi ondate. C’è stato il periodo della Polonia, il periodo dell’Ucraina, quello dell’Albania, ora della Romania. Con le grandi ondate è ovvio che non partano solo quelli che hanno voglia di lavorare.
Sia Lyudmyla che Aldor  sono persone istruite, come la maggior parte degli altri presenti in sala. Lyudmyla era già nota a Cava per le fiabe russe che ha pubblicato in passato e che attraverso un progetto del Piano di Zona è riuscita a veicolare anche nelle scuole. Aldor, che mostra con orgoglio vari certificati che attestano i suoi studi (spaziano dal tecnico paramedico alla teologia) e con una punta di rammarico ricorda il suo banco ambulante al parco Beethoven, coltiva la passione per la lettura e la scrittura. Porta sempre tanti fogli bianchi con sé ed, appena può, vi appunta qualcosa: pensieri, riflessioni, osservazioni. E’ molto attratto dalle dinamiche interiori dell’uomo qualunque.
Sì, forse è proprio questa la differenza fondamentale tra l’emigrazione che ha caratterizzato il ‘900, i nostri emigrati con la valigia di cartone, e l’immigrazione attuale. La maggior parte di coloro che arrivano, con serie intenzioni di lavorare, vantano studi  e conoscenze. Specialmente le donne provenienti dall’Est, chi ingegnere chi estetista chi psicologa, si adattano ad essere badanti o collaboratrici domestiche e vivono anche la difficoltà di un riconoscimento dei propri studi sul nostro territorio.
Umiliazioni
all’ordine del giorno
Esistono  pregiudizi molto diffusi e radicati nei confronti degli immigrati, molto spesso giustificati da fatti di cronaca nera, però ancora una volta tende a fare notizia l’aspetto negativo di un fenomeno, mentre gli aspetti positivi passano inosservati. Tutto ciò è forma di condizionamento e preclude la possibilità di un’accettazione serena nei confronti di chi vive onestamente. Le difficoltà che vivono sono di ordinaria quotidianità, dall’affitto di un’abitazione alla richiesta di soccorso in caso di malessere, dalla mancata dichiarazione di contributi all’offesa gratuita.
Umiliazioni e  vessazioni sono all’ordine del giorno, ma si limitano ad essere una confidenza e raramente una denuncia, sempre col timore di perdere il lavoro che permette loro non solo di vivere, ma di avere quel permesso di soggiorno che non li rende clandestini.
Per tutti questi motivi è importante l’esistenza di uno sportello, di un ufficio che funga da punto di riferimento. Antonio Trezza, che lavora da circa un trentennio come impiegato dell’anagrafe, grazie alla sensibilità che contraddistingue la sua persona, è diventato l’àncora di salvezza burocratica per tantissimi di loro e purtroppo oggi, per un mero riordino interno dell’organico e degli spazi, ha visto notevolmente ridotta la possibilità di offrire questo servizio alla nostra comunità.

Panorama Tirreno, giugno 2008
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