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C’era una volta la “movida cavese”
Delusione dei gestori: “È inutile farsi illusioni, a Salerno c’è più vita”
Francesco Romanelli
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C’era una volta la movida nella città metelliana? Forse sì o forse no. Sull’argomento ci si divide, come sempre. Le opinioni dei gestori dei locali notturni della città metelliana sono un po’ divergenti. Comunque tutti concordano che le cose sono cambiate in peggio rispetto ad alcuni anni fa quando la città era invasa da frotte di giovani provenienti dalle città vicine, Salerno in primis, che affollavano i  locali più “in” della città. C’è anche chi come Armando Ferraioli, di professione bioingegnerie fino al venerdì e nel fine settimana proprietario ed animatore del Solluan, afferma che c’è un problema di pubblicità. I locali notturni cavesi devono studiare metodologie nuove per farsi conoscere non solo fuori dei confini comunali ma addirittura anche in città.«Se dico questo - afferma - è perché ho avuto dei riscontri».
Ma un po’di crisi potrebbe derivare dall’omologazione del divertimento nei locali notturni cavesi?
«Non penso - continua - chi opera in città lo fa molto professionalmente con le dovute eccezioni. Noi al Solluan non siamo per niente omologati. Nel mio locale per diversificare il divertimento facciamo cabaret, musica dal vivo e spettacoli molto interessanti e cerchiamo anche di proporre nuove idee. Un esempio: lo scorso mese abbiamo presentato il primo CD registrato dal vivo nel nostro locale dall’artista Marcello Fasano con etichetta Solluan. Si tratta di una raccolta di diciassette brani di interpreti famosi».
Alla crisi del comparto ci “crede” un po di più Pasquale Falcone, titolare del “Porkis”: «Effettivamente le cose non vanno come alcuni anni fa - sottolinea - il proliferare dei locali notturni in tutta la zona ha creato quelle condizioni di crisi che prima  non c’erano».
Ma come “difendersi”?
«Secondo me - prosegue Falcone - è importante creare formule nuove di divertimento e, soprattutto, attuare una nuova politica dei prezzi tentando di coinvolgere gli sponsor per ammortizzare le spese. Noi abbiamo studiato alcune formule che ci danno un po’ di tranquillità».
Controcorrente Vincenzo Rispoli  dell’Officina 249: «A dire il vero noi questa crisi non l’avvertiamo - ribadisce - stiamo lavorando bene in questo periodo e con grande serenità. So comunque che molti gestori di locali notturni della città hanno qualche problema. Ma comunque noi non possiamo mai stare tranquilli, il nostro è uno strano settore. La nostra attività è strana si segue la moda e le tendenze. Per ora va bene l’Officina 249 forse tra un mese, facendo i dovuti scongiuri, il mio locale non va più e gli avventori scelgono altre ritrovi».
E’ possibilista anche sul recupero della massa giovanile e non solo: «Noi cavesi questo mestiere - conclude –  lo sappiamo fare. Sappiamo offrire degli ottimi servizi e poi i locali presenti in città sono di alto livello».
Secondo Gennaro dell’Aum Aum il settore sta subendo un po’ di crisi: «E’ inutile nascondersi dietro un dito - dichiara - molti giovani scendono a Salerno perché i divertimenti sono più vari. Insomma, nel capoluogo c’è più vita».
Non bisogna inoltre dimenticare che alcuni locali si trovano al centro della città e i problemi di parcheggio e di quiete pubblica sono sempre all’ordine della… notte! Si era parlato alcuni mesi fa di delocalizzare  alcuni locali alla periferia della città, si voleva creare la “città della musica”, il progetto almeno per il momento è rimasto solo sulla carta.

Panorama Tirreno, dicembre 2005
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