I numeri precedenti
PT5_2.pdf
PT16_1.pdf
Cavese
cavese logo.gif
Storia cittadina
Cava storica 12.jpg
Archivio
• Autori cavesi
Mimose
viaggi
Testata-1oltre.jpg
Ricordo di Patrizia Reso
Panorama Tirreno.jpg
Franco Bruno Vitolo
Cara Patrizia, giornalista militante, cemento amato
di famiglia, donna integrale
 
Bella, ciao! Che bel titolo ha trovato il giornale Cronache per salutare la tua anticipata “partenza” nel giorno più triste, quando di bello ci poteva essere solo il ricordo di te e per il resto solo un magone che ti svanga il cuore… Vero, Patty?
Eppure in quel titolo ci sei tutta tu, e non solo perché era una delle canzoni che più ti emozionavano e ti davano benzina. C’è lo slancio della lotta politica per la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, che tu vedevi da sempre incarnate nella Resistenza partigiana e che rivangavi costantemente con la tua azione, da giornalista, da scrittrice, da militante politica, da dirigente all’interno dell’ANPI, perché questi valori per te andavano difesi ogni giorno con le unghie dell’antifascismo e antiautoritarismo, coi denti della coscienza e dell’impegno sociale. Un impegno in cui eri sempre in prima fila, dove si trattava di lottare a baluardo dei più deboli e di chi non ha voce, a cominciare naturalmente dalle donne, di cui non hai mai mancato di essere paladina. Così come non sei mai venuta meno in quelle associazioni che sapevano di democrazia e di partecipazione, di conoscenza, come la stessa ANPI, l’Assostampa “L. Barone”, le varie aggregazioni femminili.
In quel titolo di Bella, ciao!, e in quei valori che esso esprime, c’è anche lo spirito con cui hai scavato nella storia globale e nelle piccole storie locali, mettendoci tutto il cuore ma anche la tua tenacia da panzer e l’acume giornalistico di inchieste e ricerche che hanno aperto finestre  sulla vita della Città e sulle vite di cavesi che altrimenti sarebbero rimaste seppellite in un colpevole oblio.
Ne sono nate quattro pubblicazioni fondamentali sulla nostra Cava, che vengono da lontano e guardano lontano: pietre miliari, per gli studio e i curiosi di oggi e di domani.
Sei andata a rivangare e ad approfondire la biografia di Elvira Coda Notari, che è stata la prima storica regista donna del cinema italiana e che a Cava è vissuta per quindici anni fino al 1946, quando è morta nella sua casa di via Formosa. È sulla scia ai tuoi studi che proprio nelle scorse settimane la Commissione Toponomastica ha deciso di dedicare alla “regista del popolo” una “strada del popolo”: e ancora mi trilla nel cuore il ricordo dello squillo canterino di gioia quando te te l’ho comunicato.
È grazie a te che Cava ha conosciuto e ri-conosciuto le trentacinque, e più, vittime della tremenda strage del treno della morte a Balvano nel 1944, quando nella Galleria delle Armi morirono circa seicento “poveri cristi”, quasi tutti in cerca di un po’ di cibo dalle coste napolosalernitane disastrate dalla guerra diretti alle più tranquille campagne del potentino. Grazie a te e alla tua pubblicazione, Senza ritorno, quelle vittime e le loro famiglie hanno avuto un nome, un volto e per un po’ di tempo anche una targa alla stazione (la rimetteremo, vero, caro Sindaco, anche in onore di Patrizia?) e sono uscite dall’oblio della storia ignorata.
Già, quella Storia ignorata che è il titolo di un altro tuo bel libro in cui hai disseppellito il ricordo delle storie belliche e/o di deportazione di tanti cittadini cavesi: storie vere di vite nella tempesta ricostruite dalla viva voce di testimoni diretti e/o delle famiglie, entrambi oramai rassegnati a portarsele nella tomba, quelle piccole grandi, care vicende individuali.
E la stessa storia ignorata l’hai rivangata andando rivedere documenti e riscoprire l’avventura di confinati a Cava e soprattutto di cavesi al confino o sotto libertà vigilata in quanto sovversivi durante il periodo fascista. Anche qui, come nella faticosa costruzione degli altri lavori, quante ricerche, quanti scavi negli archivi, quante telefonate ai familiari, quante chiusure di telefono ma anche quante risposte di quelle che ti caricavano a mille e ti davano la forza per continuare!
Se ora tu fossi qui (ma comunque ci sei, anche se non lo sai), ti emozioneresti a vedere che si ricorda con tanta stima e tanta attenzione la tua figura sociale, a sentire in quel Bella ciao! Il riconoscimento del tuo essere e voler essere “compagna” nel senso più puro e ideale del termine.
Ma… se c’è tanta emozione e commozione in giro è anche e soprattutto perché quella Bellezza faceva parte integrante di te, della tua sensibilità, del tuo slancio sincero di partecipazione, di comunicazione e anche di discussione, del tuo essere “vera” fino in fondo nel tuo rifiuto di compromessi (ridevi quando io ti chiamavo “Patty chiari amicizia lunga”…). Quella Bellezza faceva parte integrante del tuo essere madre, moglie, figlia, da poco anche nonna!, come priorità, ma senza togliere sostanza al tuo essere cittadina, compagna, amica, anzi vivendo i valori di una dimensione in sinergia con l’altra, nel nome del tuo essere integralmente donna e persona. Perciò tanta apertura mentale e tanta sincerità di affetto, in quella tua casa e in quella tua famiglia!
Porterò sempre con me, in uno scrigno aperto del cuore, l’immagine viva del mio ultimo incontro con te, pochi giorni prima della quarantena di noi tutti, quando avevi da poco cominciato la radioterapia e non portavi ancora molto visibili i segni del male, che ti stava divorando rapidamente dopo aver tanto tardato a mostrarsi. Tutti insieme nella tua calda cucina-salotto, tu vitale, attenta, vivace e lucida come sempre, pronta alla battuta incisiva e anche all’allegra risata… e intorno a te, tutti e quattro i tuoi adorati gioielli ed il carissimo “Lucio della tua vita”, stretti a coccolarti e starti vicino, a trattarti “come una mollichella” e come quel “cemento amato” che sei sempre stata…
Io, seduto verso la parete di sinistra, non lontano da quel posto dove per anni tuo papà è stato coccolato pure lui “come una mollichella”, diventando, lui nonno, figlio di tutti voi. Di fronte a me, la grande parete con tutte le foto-chiave della vostra bella storia familiare, al centro naturalmente il maxigruppo delle vostre emozionatissime e gioiose nozze d’argento… Due ore volate in una conversazione di assoluto coinvolgimento che ha spaziato dalle difficoltà del presente ai ricordi e alle storie del passato e della nostra generazione. Due ore amiche, due ore belle. E c’era ancora un’aria di speranza in giro…
Poi… la telefonata che non avrei, non avremmo mai voluto sentire…
Rimane il ricordo caro di te, il pensiero che è bello che ci sei stata, con tutta la tua carica affettuosa di unicità e di presenza. Per la Città, ma anche e soprattutto per la tua famiglia.
Non sarai dimenticata, la tua “storia” non sarà ignorata. Non può, non deve.
E allora il mio saluto è pieno di quel magone che ti svanga il cuore, ma anche di tutta la trascinante musica di quel canto. Ciao… Bella… ciao!

Panorama Tirreno, marzo 2020