I numeri precedenti
PT5_2.pdf
PT16_1.pdf
Cavese
cavese logo.gif
Storia cittadina
Cava storica 12.jpg
Archivio
viaggi
Testata-1oltre.jpg
attualità
Cava alle prese col fenomeno “rifugiati”
Sui 160 immigrati da ospitare dibattito aperto, fra regole, accoglienza e pregiudizi
rifugiati.jpg
Patrizia Reso
Tante persone nel salone della biblioteca comunale, giovedì 20 aprile. La sala era affollata! Molti ascoltavano e seguivano il dibattito all’in piedi, sia lungo le ali laterali sia dal fondo della sala, compreso il disimpegno all’entrata.
Perché tanta gente? Il tema era “160 Rifugiati a Cava”, su iniziativa di Alfonso Senatore, figura politica pittoresca di Cava, simpaticamente oggi soprannominato Alfonso Trump, rimasto sempre fedele, e di questo dobbiamo dargli merito, alla sua idea di destra sociale. Alfonso Senatore, una volta appreso che a Cava sarebbero giunti (al momento sono ancora solo 20) 160 immigrati, secondo le disposizioni prefettizie che invitano i comuni ad accogliere 3 immigrati ogni 1000 abitanti, ha avviato subito una raccolta firme per ostacolare questa accoglienza, iniziando a costruire un muro, almeno virtuale, verso queste persone di diversa nazionalità.
Senatore ha chiamato Luigi Gravagnuolo come diretto interlocutore sul tema. Entrambi vantano anni di esperienza in campo amministrativo. Ognuno di loro ha avuto la possibilità di  rinforzare la propria tesi con l’ausilio di un esperto: Senatore con Filippo Melluso, già Comandante della Polizia Locale di Cava, e  Gravagnuolo  con Giacomo Santarsieri, padre cappuccino che ha aperto le porte del convento San Felice a 20 immigrati giunti ad ottobre scorso, moderatore il giornalista Pasquale Petrillo.
Petrillo , start man del dibattito, ha giustamente ricordato al pubblico che in genere pregiudizi e paure trovano fondamento nella mancanza di conoscenza reale di fatti, eventi, storia… Non è un caso che xenofobia significhi proprio sentimento di avversione per stranieri, letteralmente “paura dello straniero”, dal greco,  composto da xenos, “straniero”  e, phobos, “paura”, alias paura per ciò che non si conosce.
Quindi un dibattito per conoscere realmente i fatti come stanno.
Melluso ha illustrato egregiamente tutta la normativa pertinente al tema. Ne è emerso l’aspetto elefantiaco del settore, che attarda, appesantisce, ostacola il realizzarsi di un riconoscimento, dei passaggi burocratici necessari. Gravagnuolo ha chiarito i termini della questione: status di rifugiati e non immigrati generici, ridimensionando anche cifre nazionali ingigantite da questi sentimenti xenofobi. Santarsieri dal canto suo si è limitato a raccontare la realtà, quella che sta vivendo dal mese di ottobre, specificando alla platea “accattona” che i 35 euro giornalieri per l’istituzione o associazione che ospita gli immigrati servono per assicurare  i tre pasti quotidiani. Senatore, infine, dopo aver ricordato ai presenti di aver sposato una sudafricana, “bianca, non nera. Forse dentro è nera”, ci ha tenuto a sottolineare di essere libero da pregiudizi e di avere interesse solo per la sicurezza pubblica, lasciando pensare che tutti coloro che provengono dal continente nero siano dei potenziali delinquenti.
Alcuni interventi da stadio si sono sollevati dalla sala durante l’esposizione dei fatti,  che non hanno aggiunto nulla alla sostanza della serata: se c’è tanto malessere nei confronti degli immigrati è, a conti fatti, per l’incapacità della classe dirigente di gestire il fenomeno immigrazione quanto quello dell’emigrazione. Pachidermica la burocrazia; pochi fondi, vincolati al tema, destinati dall’Europa; personale e figure professionali di gran lunga in numero ridotto rispetto alle necessità; la mancanza cronica ormai di lavoro acuisce notevolmente il malanimo generale; la tutela e la protezione (conscia o inconscia) per gli affaristi del mercato migranti e del mercato delle armi a discapito di popoli inoffensivi; politiche pertinenti inesistenti o forgiate  a uso e consumo di pochi; eccessivo affidamento allo spirito di volontariato.
Una buona notizia: il comune di Cava ha annunciato che aderirà al Progetto di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, pratica  che esiste da secoli e che consente a sopravvissuti di eventi bellici di coltivare speranze per un futuro di pace, dando un segno di civiltà per una città che ne vanta dal 1300.

Panorama Tirreno, 21 aprile 2017