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Lo stadio “S. Lamberti” un monumento da rispettare
Un coro di no alla proposta dell’Amministrazione di mettere le mani sulla struttura sportiva
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Raffaele Senatore
Panorama Tirreno, febbraio 2002

Sono contento che sia stato il giornalista sportivo Biagio Angrisani a rompere il muro di silenzio per dissentire dal proposito manifestato dal Sindaco Messina di cancellare lo Stadio “Simonetta Lamberti” e costruirne uno nuovo a Pregiato.
Anche a me l’idea è sembrata peregrina dal punto di vista dei sentimenti, del buon senso e degli interessi della collettività. Spiegherò, ora, le mie ragioni, auspicando che la dialettica non suoni offesa, o, peggio ancora, ostacolo a strategie individualistiche o, peggio ancora, economico-politico-industriali.
Sentimenti sportivi
Partiamo dai sentimenti, che sono di orrore e raccapriccio per la gran parte degli sportivi cavesi, quelli, tanto per dire, della mia età, che come me, hanno conosciuto, e alcuni anche calcato addirittura, il terreno del campo sportivo di via Mazzini, sorto nel 1948, diretto progenitore dello Stadio.
Gli sportivi cavesi, che, come me, ricordano storiche figure dello sport cavese come Tony Pellegrino, don Pio Accarino, don Ciccio Casaburi, Sudati, Del Moro, Nonis, Santin, Stornaiuolo, Casisa, Cassani, e poi più recentemente Messina, Braca, Tivelli, Ambrosi ed allenatori e maestri di vita e di sport come Vittorio Mosele, Bela Kovacs, Rudy Hiden, Menotti Bugna, Tony Pasinato, Ramon Lojacono, Corrado Viciani.
Ricordi indelebili
I vecchi sportivi cavesi, che,  come me, hanno vive ancora nella mente e nel cuore le grandi apoteosi, quella  del 16 luglio 1950, addirittura celebrata sulle pagine del Mattino dal giovane “inviato” cavese doc Gino Palumbo, la giornata in cui la Cavese vinse il Campionato di I Divisione; e quella del campionato 1951/52, quando la Cavese colse 24 vittorie, 7 pareggi ed un’unica sconfitta nel Campionato di Promozione, dominato da cima a fondo. E la giornata del 22 maggio 1977, quando dopo 34 anni i blufoncé ritornarono in Serie C. Ed il 7 giugno del 1981, la mitica data del trionfale ingresso in Serie B. E moltissimi ricorderanno il 14 febbraio 1980 quando in 25.000 ci stipammo nello stadio per ammirare la nazionale italiana di Bearzot. E quel sabato santo 2 aprile del 1983, non eravamo forse ancora una volta oltre 20.000 noi sportivi cavesi, presenti al nobile ed irripetibile confronto con il Milan, capitanato da Beppe Baresi? E fermo qui l’onda dei sentimenti, che ricordano ancora viva quella folgore umana appena ventenne, di nome Pietro Mennea, volare per 100 metri in 10”2 il 28 luglio 1971 e fare il record italiano assoluto della specialità, proprio qui a Cava de’ Tirreni nel nostro stadio di via Mazzini.
Razionalità sportiva
Una voce mi ricorda che oggi tutto è business e non c’è spazio per i sentimenti. Ma questo può essere il pensiero di un avvocato o di un imprenditore, mai quello di uno sportivo, si sappia!
Tuttavia, pur passando sopra agli slanci del cuore, esaminiamo ora l’idea dal punto di vista del buon senso.
Uno stadio che sorge su un’area a ridosso dello svincolo autostradale, inscritto in quattro strade, via Epitaffio, via Mazzini, viale degli Aceri e via Gino Palumbo, presenta standard di sicurezza, difficilmente riscontrabili in qualsiasi altra collocazione urbanistica. Pensare, poi, di trasferire una struttura così complessa come uno stadio a Pregiato, in una zona dove non vi sono infrastrutture viarie di accesso e di deflusso,  collocandolo sotto un elettrodotto che chissà quante onde elettromagnetiche sprigiona con grave danno dell’incolumità di quanti vi siano a diretta esposizione, mi appare idea abnorme pur a fronte di qualsiasi presunto tornaconto economico per la collettività cavese.
Interesse della collettività
Ed ecco qui entrare in gioco l’interesse della collettività, che in democrazia deve averla sempre vinta.
Quale vantaggio ne avrebbero i cittadini cavesi ed in particolare gli sportivi? Nessuno; anzi, se l’idea andasse in porto gli sportivi ed i giovani in specie si ritroverebbero solo con uno stadio a Pregiato ed un campo sportivo in meno. A via Mazzini, infatti, potrebbe sorgere ancora un’altra megastruttura commerciale.
E allora quale può essere la soluzione che medi fra le diverse posizioni?
Io dico che lo stadio, dopo 33 anni di vita grama, mal curato, anzi trascurato e lasciato degradare, avrebbe bisogno di un profondo intervento di restyling. Penso ad un trasferimento della pista e delle pedane di atletica leggera dallo stadio al campo di Pregiato o al “velodromo” di Sant’Arcangelo,  quello che Abbro nel 1982 annunziò sarebbe stato il più grande velodromo del Sud Italia.
Interventi di ristrutturazione
Penso all’arretramento del terreno di gioco verso i Distinti, con il ricavo di una vasta area pertinenziale davanti all’ingresso centrale di circa 30 metri, da destinare a piazzale di servizio. Penso alla costruzione di uno stadio per il calcio sul tipo del S.Colomba di Benevento o dell’Arechi di Salerno. Penso ad un blocco di costruzione fra l’angolo nord della tribuna coperta e l’angolo ovest della Curva nord, nel quale ubicare tutti i servizi sportivi (spogliatoi come Dio comanda per ospitare magari il Napoli senza farlo fuggire inorridito e scandalizzato a Benevento, sala stampa non vergognosa cella per la quale arrossiamo una domenica sì ed una no, palestre, sale mediche e via di seguito). Penso alla copertura del vallone Cornamuzza, per realizzare una discesa che consenta ad un torpedone di entrare da via Mazzini e di uscire su via Palumbo. Penso, ancora, a realizzare un campo di allenamento (m.90x60), magari col fondo in erba sintetica, senza manutenzione, dove ora non c’è altro che un’area indefinibile, sulla quale di tanto in tanto arriva qualche circo di periferia. E penso anche agli interessi del commercio, o meglio, del business, che potrebbe arrangiarsi dalle parti di via Gino Palumbo. Infatti, se si svuotasse il terrapieno ed il muraglione che esiste fra il livello di via Palumbo e la zona retrostante gli attuali spogliatoi, altro che Centro Commerciale vi verrebbe, con una ricaduta per tutta quella zona, attualmente poco vivificata dai movimenti commerciali. Sul fronte di via Mazzini il Comune potrebbe realizzare locali da destinare a Museo dello sport cavese e ad attività della ristorazione e del settore turistico e terziario, sfruttandone al meglio la strategica collocazione, posta lungo la più frequentata via di accesso alla città, una via da abbellire al massimo fino a renderla autentico biglietto di presentazione di Cava de’ Tirreni. La parte retrostante la curva sud, attigua alla piscina coperta potrebbe essere destinata ad ospitare le società sportive più attive sul territorio.
Altre strutture sportive
In tal modo si potrebbe completare il campo di Pregiato, visti gli spazi inutilizzati di cui dispone, si potrebbe realizzare un campo per l’atletica leggera a S.Arcangelo, magari riconvertendo a palestra coperta una parte dell’ex sede della Circoscrizione, e, soprattutto, mantenere in vita, abbellito e reso finalmente funzionale, lo stadio, allocandovi in permanenza un ufficio comunale  con un responsabile ed alcuni addetti alla manutenzione di tutta l’impiantistica sportiva. A meno di non darlo in concessione ai privati. Prima di abbattere un monumento, e lo Stadio è il monumento alla storia sportiva cavese, sarebbe doveroso consultare chi dello sport ha fatto una ragione di vita senza interesse alcuno.

Panorama Tirreno, febbraio 2002