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Viaggio in endecasillabi nel mondo interiore


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Aldo Amabile
Sunette d’ammore e senz’ammore
Febbraio 2010
Enrico Passaro
E’ tornato alla sua antica passione, la poesia, che per la verità non aveva mai tradito. Dopo alcuni libri di narrativa, Aldo Amabile ha pubblicato una collezione di sue poesie. Ha raccontato il suo mondo interiore collegandosi all’infanzia. Lo ha fatto scrivendo in endecasillabi, struttura del verso familiare e comoda, ed ha usato il dialetto, che nell’endecasillabo trova la sua compiutezza. Aldo quasi si scusa del ricorso alla lingua dei suoi genitori, che “inspiegabilmente - dice - non incontrai sui banchi di scuola”. Chiede perdono per la sintassi non sempre perfetta, ma scrivere in “napoletano-cavajuolo” non è più cosa facile per nessuno (ah, quanto ci manca l’avvocato Apicella!); e comunque non si preoccupi il nostro caro amico: a leggere le bestialità dialettali che si vedono su Facebook, ad esempio, la sua scrittura sarebbe da Accademia della Crusca napoletana.
Attraverso il verso Aldo ricorda proprio il tempo dei banchi di scuola e si fa accompagnare dalla sua “Beatrice” (ops, forse è troppo irriverente l’accostamento al sommo poeta, ma, insomma, né Aldo né noi pretendiamo minimamente di proporre un paragone) nelle successive esperienze della vita. La - diciamo così - musa ispiratrice è suor Alma, la “munacella” di cui l’autore confessa di essersi innamorato fin dal primo giorno che entrò col panierino nella scuola a Casa Rossi. Emergono ricordi, emozioni, riflessioni, delusioni. E’ la personalità dell’uomo che si forma, cresce, si forgia, si consolida e resiste agli impatti delle esperienze, aggrappandosi sempre a quel microcosmo originario che dagli affetti della famiglia lo ha proiettato all’incontro con quel “primo amore” e gli terrà dolce compagnia, ne siamo certi, per il resto della sua esistenza.

Panorama Tirreno, aprile 2010