I numeri precedenti

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Politica cavese in movimento
Pier Vincenzo Roma
In apertura, togliamoci una soddisfazione: nel nostro piccolo, sul numero precedente del giornale, avevamo sottolineato come fosse assurdo il sistema dei veti incrociati che impedisce, nella nostra regione, il varo di una seria politica di smaltimento dei rifiuti. Il presidente Ciampi, nella recente visita a Salerno, ha dichiarato testualmente che… “Non sono accettabili posizioni di rigetto da parte di singole comunità per problemi che sono generati dalle comunità stesse. Esistono tecniche di smaltimento dei rifiuti che sono del tutto prive di conseguenze nocive per l’ambiente e la salute dei cittadini”. Il Capo dello Stato, auspicando un accordo comprensoriale per l’individuazione dei siti, ha inoltre opportunamente sottolineato che si tratta di ospitare impianti che, tra l’altro, consentono una produzione di energia.
Speriamo che l’ondata di stupido campanilismo che sta paralizzando il Paese abbia finalmente termine, in modo che le parole del primo cittadino della repubblica non cadano nel vuoto. Sarebbe interessante, visto che siamo ormai quasi in campagna elettorale, ascoltare delle proposte altrettanto sensate da parte dei candidati al governo regionale.
Primarie. Nella nostra città un gruppo di simpatizzanti dell’Ulivo ha promosso una raccolta di firme per proporre un’elezione primaria destinata alla scelta del candidato a sindaco. Suppongo che si tratti di un’iniziativa simile a quella che ha portato alla scelta di Vendola quale candidato in Puglia. Pur avendo firmato per l’iniziativa (in verità più per simpatia verso i promotori che per convinzione) osservo che le primarie non mi sembrano un sistema sufficiente. Avrebbero forse un senso se s’imponesse ai candidati di proporre una squadra ed un programma. Servono nomi ben precisi, in numero definito, con un programma circostanziato sulle iniziative da promuovere in caso di vittoria. I candidati al consiglio comunale dovrebbero impegnarsi a non ricattare – ovviamente se eletti – il sindaco per essere nominati assessori e a non mutare schieramento politico.
Solo dopo aver promosso tutto questo, forse, sarebbe utile procedere alla scelta del gruppo vincente mediante un sistema di consultazione della base. Permangono tuttavia i rischi di mobilitazioni di “amici” che potrebbero alterare in modo relativamente facile i risultati.
Patti chiari. Le vere primarie sarebbero forse possibili solo con una scelta coraggiosa: ogni forza politica o gruppo di queste presenta un proprio candidato al primo turno, con l’intesa di convergere verso quello più votato dall’elettorato in occasione del ballottaggio. In questo caso, coloro i quali non apprezzano sufficientemente la minestra preparata dai partiti tradizionali, dovrebbero avere il coraggio di sfidarli proponendo – se ne sono capaci – un proprio candidato con tanto di nomi di possibili assessori e con un programma realistico. Se l’elettorato apprezza la novità bene, altrimenti si converge poi sul soggetto che ha riportato maggiori consensi.
Si tratta, ovviamente di prospettive che presentano logicamente vantaggi e svantaggi, ma peggio sarebbe rimanere inerti, in quella specie di pantano che si sta rivelando l’attuale interpretazione del sistema. Se Salerno ha dieci assessori, non vediamo perché a Cava che è più piccola non possano bastarne sei. Se tra il personale del comune esistono dipendenti con professionalità ed esperienze eccellenti, non vedo perché si debba ricorrere a convenzioni esterne. C’è bisogno di sani esempi che consentano una serie di risparmi, per evitare di incrementare ulteriormente le imposizioni dei già pesanti balzelli locali.  
Agitazione politica. Nel momento in cui scriviamo, si osserva comunque una crescente agitazione nel mare della politica cavese. Congressi, dichiarazioni, proposte più o meno unitarie, ricomparsa di sigle che sembravano dormienti, rappresentano in entrambi gli schieramenti i sintomi di un’emersione destinata a manifestarsi con maggiore evidenza, man mano che si avvicineranno le prossime scadenze elettorali.  Il tutto potrebbe limitarsi alla proposizione dei soliti rituali o in qualcosa di nuovo. La seconda ipotesi presuppone – e non siamo affatto ottimisti – l’esigenza di fare tesoro degli errori del recente passato. Si vedrà…

Panorama Tirreno, marzo 2005
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